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L’AGNESE VA A MORIRE-VIGANO’

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La lavandaia Agnese vive con il marito Palita, un uomo reso debole da una malattia avuta da bambino, che lo costringe a stare in casa senza compiere sforzi fisici: il suo unico lavoro è intrecciare ceste di vimini. Questa situazione costringe Agnese a lavorare il doppio per mantenere se stessa ed il marito. Palita, per quanto debole, è tuttavia un uomo politicamente impegnato, un comunista.

Un giorno Palita viene catturato dai nazisti, i motivi erano due: forse perché in contatto con i partigiani, o a causa di una soffiata dei vicini di casa, in quanto la sera prima aveva ospitato un disertore italiano.

Qualche giorno dopo la cattura di Palita, un suo amico, riuscito a fuggire ai tedeschi, annuncia ad Agnese la morte del marito che ella aveva presentito perché sapeva che egli non avrebbe ricevuto le cure di cui aveva bisogno. L’Agnese quindi rimane sola con l’unica compagnia della gatta di Palita, tutto ciò che le resta di lui, e comincia a nutrire un odio profondo nei confronti dei nazisti sostenuti invece dalla vicina di casa e dalle sue figlie che amoreggiano coi soldati nemici. Una sera Kurt, uno di loro ubriaco, spara per divertimento alla gatta uccidendola. Agnese allora lo colpisce in testa col suo fucile, uccedendolo, e fugge nascondendosi presso una famiglia di partigiani.

Da questo momento Agnese diventa l’organizzatrice delle staffette, e la “mamma” della compagnia partigiana.

Proprio quando gli alleati inglesi stanno per prendere il sopravvento sui tedeschi, Agnese viene trattenuta dai soldati tedeschi e, riconosciuta da un compagno di Kurt, viene uccisa. Della donna non rimane che “un mucchio di stracci sulla neve”.

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