La gita a Tindari – A. Camilleri
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La gita a Tindari è il titolo del quarto romanzo di Andrea Camilleri incentrato sulle avventure del commissario Montalbano, pubblicato per la prima volta nel 2000 e oggetto dell’omonima trasposizione televisiva nel 2001.
Il controverso commissario di Vigata ha ora a che fare con il curioso caso dell’omicidio di Nenè, un ragazzo ventenne, un donnaiolo, e la sparizione dei Grifo, una riservata coppia di anziani. Unico collegamento tra le apparentemente opposte vite delle vittime è l’abitare nello stesso condominio di via Cavour 44. Ad affiancare l’evolversi delle indagini si aggiungono le complicate vicende personali dell’ispettore, trattate con un costante pizzico di ironia, e i suoi rapporti con le donne, con gli amici e, in questo romanzo in particolar modo, con i colleghi. Come in altre opere di Camilleri a fare da sfondo è la Sicilia, i suoi passaggi, le sue tradizioni – radicate da millenni in una società contadina che appare quasi arcaica – e le sue piaghe sociali, prima fra tutte la Mafia. Tutto questo ci è raccontato attraverso l’uso di un italiano fortemente influenzato da espressioni dialettali, ben equilibrate che non hanno estromesso il resto della penisola alla lettura. Del resto nato come regista, Camilleri è abile anche a raccontare col giusto ritmo le proprie storie e tenere alta l’attenzione e l’appeal sul pubblico. Il libro scorre velocemente, ti tiene attaccato alle pagine, spinto da una costante sete di curiosità, proprio per il suo carattere poliziesco, e l’innesto del motivo principale con le relazioni tra il commissario e gli altri personaggi non viene sentito come un intralcio allo svolgersi delle vicende, anzi è il giusto contorno che può fare divertire o affezionare. Lo consiglio a chi cerca una lettura veloce e senza troppo impegno e a chi è appassionato di gialli e dell’ambientazione popolare, in Camilleri tipicamente siciliana.
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