Il vizio assurdo – Lajolo D.
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L’opera di Lajolo è suddivisa in una introduzione, sedici capitoli titolati e una conclusione ed è dedicata alla figlia Laurana.
L’autore narra di un primo incontro con Pavese avvenuto a Torino nel 1945 lungo la strada che porta da Piazza Statuto a Corso Valdocco, dove c’era la sede del giornale dove lavorava Lajolo; e di un secondo incontro, alla fine del luglio 1950, a Milano, quando egli aveva accompagnato Pavese, che era andato a trovarlo, a cena da Bagutta dove era stato invitato da amici critici e scrittori milanesi per festeggiare la sua vittoria al Premio Strega.
Lajolo ricorda le conversazioni fatte e, pensando all’amico scomparso, sente di scrivere della sua vita confortato dal “… comune sentimento della terra, l’origine contadina, e la comune, lenta conquista della città. Perché la nostra amicizia, nata in città, in Corso Valdocco a Torino, si è rinsaldata tra le colline, tra i libri, nel gran parlare che ne facevamo, nei grandi silenzi, quando ci immergevamo nelle vallate, e gli olmi, le vigne, i prati, i torrenti parlavano per noi due lo stesso linguaggio; amicizia fatta più intensa dai nostri caratteri opposti. L’uno sempre deciso e battagliero a vivere; l’altro sempre disperato e deciso a morire”.
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