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Guida galattica per gli autostoppisti – Douglas Adams

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‘’Guida galattica per gli autostoppisti’’ di Douglas Adams può essere considerato ormai un classico della letteratura per ragazzi, essendo stato scritto a fine anni ’70 dall’autore inglese. La struttura dell’opera è quella di una tipica serie, di una saga che si sviluppa in 5 libri: ‘’Guida spaziale per gli autostoppisti’’ (che dà il nome all’intera serie); ‘’Ristorante al termine dell’Universo’’; ‘’La Vita, l’Universo e Tutto Quanto’’; ‘’Addio e grazie per tutto il pesce’’; ‘’Praticamente innocuo’’. Le avventure dell’umano Arthur Dent e del compagno di disavventure (più che amico) Ford Prefect diventano il pretesto per l’autore di presentarci davanti agl’occhi non tanto situazioni epiche e colossali, come ci si potrebbe aspettare da un opera che colloca le proprie vicende per l’intero Universo, ma al contrario siparietti bizzarri, ridicoli, episodi che giocano con il nostro senso comune delle cose o con il significato che noi diamo a termini e modi di dire: è tutto molto ironico e, soprattutto nei primi libri, niente viene preso sul serio e tutto risulta leggero.

La struttura dei vari libri non è particolarmente articolata, anche se il carattere corale della vicenda richiede a volte dei salti spaziali tra varie vicende simultanee che riguardano diversi personaggi interessati in diversi luoghi dell’universo; tuttavia lo sviluppo delle varie vicende risulta sempre comprensibile, anche grazie ad una scrittura non particolarmente astrusa, ma composta da periodi brevi e da lunghe sequenze dialogate. Spesso i periodi molto lunghi e a volte anche strutturalmente complessi, si rivelano giochi che il narratore utilizza per mandare volutamente in confusione il lettore, che insieme al protagonista Arthur, si ritrova davanti a delle situazioni che cozzano con la propria concezione della realtà, anche della realtà più scientifica:  improbabilità e indeterminazione si concretizzano e risultano capaci di alimentare i motori delle astronavi; si scherza sull’esistenza delle divinità, che esistono ma che non rispecchiano i canoni dell’immaginario collettivo; in un contesto fantascientifico vengono per assurdo scientificamente accolti, in alcuni contesti particolarmente ironici, concetti come la magia o veggenza. Anche gli eventi apparentemente più tragici o che si presentano inizialmente come epici presentano alla fine un carattere talmente bizzarro da ridicolizzare inesorabilmente il tutto. L’opera si caratterizza essenzialmente come una serie di romanzi d’avventura (tralasciando forse il quarto libro) ambientato nello spazio e che presenta una grade varietà di specie aliene, di pianeti (ognuno con le proprie particolarità) e anche un numero di personaggi variegato: oltre ai già citati Arthur e Ford, troviamo Zaphod (l’alieno a due teste, un folle), Marvin (il robot super intelligente ma estremamente pessimista e sgradevole) e altri personaggi, più o meno improbabili, che costituiscono delle vere e proprie macchiette, degli stereotipi: una critica che si potrebbe muovere è infatti la quasi totale assenza di profondità ed evoluzione psicologica dei personaggi. Tuttavia ciò non vuol dire che le vicende non siano interessanti e che non si riesca ad affezionarsi ai personaggi: fin dall’inizio, l’importanza viene data alle vicende che questi devono vivere piuttosto che alla reale evoluzione dei caratteri, che risultano delle semplici maschere e che rimangono praticamente immutati dall’inizio alla fine di ogni libro. Lo svilupparsi delle vicende si risolve in un flusso di eventi incessante che travolge i personaggi e nei primi due libri sembra quasi non esserci soluzione di continuità nelle varie situazioni presentate dal narratore. L’opera diventa più organica da questo punto di vista a partire dal terzo libro in poi, in cui è presente una struttura più classica: i protagonisti sono chiamati ad assolvere un determinato compito, un qualcosa che nei precedenti capitoli non era presente. A titolo personale posso affermare che forse i nuclei più interessanti siano ‘’Guida spaziale per gli autostoppisti’’ e ‘’Ristorante al termine dell’Universo’’. ‘’La Vita, l’Universo e Tutto Quanto’’, pur rimanendo nel suo genere, quello di libro d’avventura per ragazzi, un buon libro, proprio per questa presenza di uno scopo, di un compito a cui i personaggi devono rispondere, risulta più debole e meno originale rispetto ai precedenti. ‘’Addio, e grazie per tutto il pesce’’ è il capitolo in assoluto meno avventuroso dei 5, ma che ho comunque apprezzato, senza voler fare troppe anticipazioni, per la fine romantica, quasi agrodolce che dedica a uno dei personaggi principali. ‘’Praticamente innocuo’’ è semplicemente la conclusione della serie, in cui ritorna in maniera preponderante la Guida spaziale per gli autostoppisti, e che chiude la storia in maniera assoluta. Seppur la copia fisica “importante” possa far sembrare la lettura del libro faticosa, bisogna dire che la fruizione dei contenuti è abbastanza veloce, sia per la costruzione del periodo, che risulta appunto in frasi brevi e in numerose sequenze dialogate, sia per la velocità con cui si passa da uno scenario all’altro e che rinnova continuamente (soprattutto nei primi 2 libri) l’attenzione e la curiosità del lettore. Ritengo inoltre che, per poter usufruire bene e con piacere dell’opera, non sia necessario leggere tutti i libri: ognuno di essi, a suo modo, giunge ad una conclusione abbastanza soddisfacente, che lascia sì aperta la storia ma che non vincola in maniera assoluta il lettore a continuare per forza nella lettura dei restanti episodi: fermarsi al primo, al secondo, al terzo, al quarto o al quinto lascia comunque una piacevole esperienza sia a chi piace leggere, sia a chi magari è meno allenato ma ha voglia di svagarsi con una storia …assurda.

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