CANTO XXIII DEL PURGATORIO
Ci troviamo nel Paradiso terrestre e per Dante è tempo di prepararsi, rinnovato e purificato, a salire ancora una volta verso l’alto, per visitare il terzo e ultimo regno dell’aldilà: il Paradiso. Dopo aver bevuto l’acqua del fiume Lete, che cancella il ricordo dei peccati, il poeta sta ora per bere l’acqua del fiume Eunoè, che riporta alla memoria il bene compiuto in vita. Così purificato, è pronto per salire in cielo.
Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinnovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire a le stelle.
In questi versi che concludono il Purgatorio Dante preannuncia la terza cantica del poema, alla quale si accinge con una nuova disposizione d’animo, necessaria per poter salire tra i beati. Questo atteggiamento è sottolineato dall’insistenza sul rinnovamento interiore e spirituale del poeta e sulla ripetizione di termini – come “rifatto”, “novelle”, “rinnovellate”, “novella” – che indicano questa rigenerazione.
La parola “stelle” – che chiude non solo questa, ma tutte e tre le cantiche della Divina Commedia – indica sia la meta verso cui tende il poeta (le stelle del Paradiso), sia il desiderio dell’uomo di tenere lo sguardo rivolto verso l’alto e di avvicinarsi ad esse. Il poeta sembra qui invitare ciascuno di noi a uscire dal nostro “purgatorio quotidiano” – fatto di rabbia, tristezza, preoccupazioni, bassezze di vario tipo e assalti dell’orgoglio – ricordandoci che, nonostante le nostre fragilità e il male che ci circonda, nasciamo per amare e siamo chiamati ogni giorno ad alzare gli occhi verso il Bene che alla fine ci salverà.
Classe IV AFM