Democrito e Eraclito

Sorridere o piangere di fronte alla insensatezza della realtà?

Eraclito in un dipinto di Johannes Moreelse

Una domanda che ha portato l’intera classe III A L.S. a riflettere e a confrontarsi, basandosi su due visioni differenti di percepire il mondo: con il riso di Democrito e con il pianto di Eraclito. Queste importanti figure della tradizione filosofica sono sempre state viste in contrapposizione, sin dai lontani secoli dell’antica Grecia. Infatti Eraclito di Efeso, una volta appresa la verità sulla realtà, reagisce piangendo mentre Democrito di Abdera ridendo. Questo argomento fu trattato da Seneca nel “De tranquillitate animi”, da Luciano di Samosata nel dialogo “Vendita di vite all’incanto”, ma anche da numerosi artisti rinascimentali come Donato Bramante e seicenteschi come Pier Paul Rubens e Johannes Moreelse. Ma come nacque questa contrapposizione emotiva? Innanzi tutto essi formularono due differenti filosofie: Eraclito, conosciuto come il filosofo del divenire per il famoso detto pantha rei (tutto scorre), si convinse che alla base di tutto ci fosse polemos (il conflitto tra contrari), la causa del continuo mutamento della realtà. Democrito, colui che secondo Dante pose il mondo a caso, ipotizzò che alla base di tutto ci siano delle unità infinite e infinitamente divisibili, gli atomi, e che l’universo non è altro che il risultato del movimento casuale di essi. Rispetto al mondo dunque Eraclito si dispera, consapevole della stoltezza degli uomini e del loro affanno dovuto alla non comprensione della vera consistenza delle cose. Democrito, invece, ride e ride di un mondo troppo effimero, insignificante per essere preso sul serio e ci invita a guardare con disincanto le vicende umane: non si tratta d’altro che di un’accidentalità.  Dal dibattito scaturito in classe è risultato quanto sia meglio essere come Democrito che come Eraclito, quanto sia meglio considerare il mondo ridendo della vita per arrivare prima o poi ad amarla, invece di tenere sempre il broncio e avere un approccio negativo nei suoi confronti. In conclusione, la cosa migliore da fare è accettare la condizione in cui noi esseri umani viviamo e, anche se in balia degli eventi, cercare di spendere al meglio ogni attimo perché per una casualità potremmo scomparire in qualsiasi momento nello stesso modo in cui siamo arrivati.

Cristina Gorgolini, III A L.S.O.

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