L’Amore di Dante e di Petrarca nel 2021
L’amore, un sentimento inspiegabile insito nell’animo umano, il primo che fugge e si divincola dalla razionalità, seguendo meccanismi ancestrali, che non essendo parte del nostro patrimonio genetico, nasce e si sviluppa naturalmente nell’uomo. E la frase pronunciata da Francesca ne “La Divina Commedia”, “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, descrive proprio una di queste dinamiche che, malgrado tutte le evoluzioni e le diramazioni prese dal filosofare nel passare del tempo, è rimasta un’idea invariata. L’amore, se vero e se dato con passione, non permette il non essere ricambiato. Questa frase è talmente vera che anche cantautori come Jovanotti e Venditti non sono riusciti a sottrarsi dal farsi portavoce di quei sentimenti in alcune delle loro canzoni. Altre idee dell’amore cortese, invece, non sono più coerenti con la nostra concezione. Questo cambiamento è frutto di uno sviluppo comune che ha visto una veloce evoluzione della scienza e del pensiero. Quindi l’unico modo per riscoprire ed apprezzare gli ideali del passato è lo studio, la ricerca, che portano alla scoperta e alla conoscenza di un contesto sociale totalmente diverso dal nostro. Oggi l’amore è un tema comune in ogni ambito, dal teatro al maxi/mini-schermo, passando anche per la musica e la letteratura; si direbbe quasi che sia stato commercializzato. Idea che definirei geniale: l’amore è quel sentimento che muove tutto, come disse anche Empedocle, soprattutto negli adolescenti che iniziano a comprendere questo sentimento a mano a mano che crescono. Pure per i più piccoli è un “bestseller” poiché è un mistero che rende curiosi e confusi i bambini dal cuore puro e ingenuo. Ma piace anche agli adulti, forse perché ricorda loro di quando erano nel pieno della giovinezza, in balia delle emozioni, e non dovevano preoccuparsi di tutte quelle cose che definivano, una volta, “da grandi”. L’unica preoccupazione è che tutta questa “mercificazione” ci faccia perdere il vero significato dell’amore e dimenticare che si ama non quando c’è un interesse personale, ma quando ci si annulla per l’altro. Anche il matrimonio religioso ha perso quel valore iconico di patto mutuale inscindibile nato da un sentimento vero. Nel passato, ma purtroppo anche oggi in alcune zone del nostro mondo, il matrimonio era semplicemente un modo per sigillare alleanze tra famiglie che obbligava entrambe le parti e, come disse Andrea Cappellano, il vero amore poteva esistere solo al di fuori di esso. Questo amore fuori dal “vincolo” era stato interpretato in maniera ancora diversa da Dante, che lo vedeva come il mezzo per innalzare il suo cuore nobile all’amore per Dio; la vista della donna amata genera, nel poeta fiorentino, una vera e propria purificazione spirituale e quel sentimento non conosceva la presenza di attrazione carnale. Diversa ancora era la concezione di Francesco Petrarca che, inseguendo disperatamente una donna fisicamente irraggiungibile, porta il sentimento su un piano ancora più mentale, tanto che ancora oggi gli studiosi si chiedono se Laura sia veramente esistita. Per certi versi Petrarca sembra riprendere il pensiero di Guido Cavalcanti, che studiava filosoficamente la sua emozione come una lotta interiore tra ragione e sentimento, ma con un metodo nuovo, ossia il dialogo interiore; in questa conversazione il poeta divide sé stesso in due parti, una più dura e rigida, che diventa poeticamente la figura di Sant’Agostino, e l’altra più sensibile e agitata, interpretata dall’animo del poeta stesso. Quindi la principale differenza nei due poeti è che Petrarca si sente in colpa per questo amore, che pensa possa distogliere la sua attenzione dal fine primo, ossia la chiesa, mentre Dante idealizza la donna come preannuncio della bellezza divina e la sua contemplazione è come una sorta di preghiera.
Di certo la componente cristiana era più forte nel medioevo che nei nostri anni e la condizione sociale della donna non era ai livelli d’emancipazione dei nostri giorni: l’amore cortese è ormai svanito assieme alla cavalleria e oggi non è un problema effettuare persino un cambio di sesso, se lo si vuole. Perciò quella distanza che raf-forzava il sentimento nell’epoca cortese è azzerata dalle condizioni sociali che ci permettono di coltivare le emozioni “a chilometro zero”. Sono il dialogo e la vi-cinanza fisica le due cose che, più di tutte, fanno la differenza dato che, in un periodo in cui tutti siamo fortemente in dubbio, avere una spalla su cui poggiarsi e una persona pronta a darti attenzioni è il meglio che si può chiedere. Di sicuro per me il paragone è ovviamente più immediato con il tormentato e introspettivo scrittore del Canzoniere rispetto al sommo poeta, mosso dall’amore per la religione. Ed il motivo è piuttosto semplice: nell’animo umano, malgrado tutte le mutazioni, c’è sempre quella vocina che, “passeggiando” nel pensiero in modo peripatetico, si chiede che cosa sia l’amore e che leggi segua, partorendo un dubbio scientifico. Questa esce dal cervello e “bussa” al cuore, che è in grado di superare il razionale, chiedendo spiegazioni: l’encefalo si sta facendo trasportare da una finzione o il battito è veloce e saltellante per qualche motivo irrazionale?
In effetti, dopo tutto questo sviluppo scientifico con cui stiamo convivendo, ancora non siamo riusciti a ridurre il sentimento a delle reazioni chimiche o a dei calcoli matematici e forse è per questo che l’amore, ancora oggi, è quel sentimento misterioso che ci attrae e rende più bello l’animo umano.
Ora sta a noi capirlo e interpretarlo a nostro modo sperimentando sulla nostra pelle l’ardente fiamma che fa nascere e la scottatura che lascia la sua assenza.
Francesco Quarteroni