La memoria immortale
Il giorno 23 gennaio 2020, presso l’Istituto Omnicomprensivo di Sassocorvaro, le classi III, IV, V dei vari indirizzi hanno preso parte all’incontro con lo scrittore Roberto Matatia, fedelmente accompagnato dalla moglie, in occasione della vicina Giornata Della Memoria. Roberto Matatia, classe 1956, nasce a Faenza da una famiglia di origine ebrea e nel corso della sua vita si impegna per mantenere vivo il ricordo dell’esperienza della sua famiglia; Il romanzo presentato all’incontro, “I vicini scomodi” ne è la testimonianza. All’interno di questo libro, Matatia descrive e riporta l’esperienza e le vicissitudini della sua famiglia nel periodo poco precedente lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui, come sappiamo, gli ebrei non ebbero vita facile, soprattutto dopo l’emanazione delle leggi razziali.
Protagonista della storia è Nissim Matatia, ebreo originario della Grecia che assieme ai due fratelli, Leone ed Eliezer (nonno di Roberto), decide di spostarsi in Italia in cerca di fortuna. Qui Nissim si sposa con Matilde e i due hanno tre figli: Beniamino, Camelia e Roberto. La famiglia Matatia, dopo aver fatto fortuna con un negozio di pelli, acquista una villa a Riccione esattamente confinante con la proprietà del Duce. Com’è possibile che una famiglia ebrea, proprio negli anni della comparsa delle leggi razziali posa avere una villa vicino a quella del Duce? Semplice, non è possibile. Per la famiglia Matatia iniziano una serie di pressioni, ricatti, abusi, sottrazioni; Nissim è costretto ad abbandonare l’Italia, non avendo la nazionalità italiana e Camelia, la secondogenita, prende le redini della famiglia. Dopo una serie di vicissitudini Nissim rientra in Italia con clandestino, lui e il figlio Roberto vengono imprigionati e poi deportati nei campi di concentramento, da lì a poco anche per il resto della famiglia Matatia il drastico destino busserà alla porta.
L’incontro con l’autore del romanzo è stato veramente interessante e Roberto Matatia ha toccato temi molto importanti in modo del tutto naturale, riuscendo ad interagire con noi ragazzi e a scambiare pensieri ed opinioni. Infatti l’autore, dopo una breve presentazione della storia della sua famiglia e del periodo storico nel quale si è svolta, ha aperto il dibattito con una frase: “Io non racconto solo la discriminazione che vi è stata nei confronti degli ebrei ma mi batto contro la discriminazione di ogni uomo, etnia, cultura”. Questo è un concetto molto importante, Matatia fin da subito ha sottolineato che l’odio, l’intolleranza sono sentimenti fortemente radicati nella nostra società, nel nostro modo di pensare. Ciò che l’autore ha tentato di fare durante l’incontro è stato abbattere i muri, le barriere che dividono, separano uomini di diverse religioni, etnie, che però dovrebbero soltanto essere solidali tra loro proprio in quanto uomini. Per rendere ancora più chiaro questo messaggio, lo scrittore ci ha parlato, ad esempio, del rapporto tra lui, ebreo, e sua moglie, che è invece cattolica. Ci ha fatto comprendere che, sì certamente ci sono alcune usanze differenti, magari le festività sul calendario dei due non sempre coincidono, ma ciò non dev’essere fonte di odio, non deve spaventare, non deve costituire un muro, anzi! Le festività possono diventare doppie, come succede nella famiglia Matatia. Le differenze sono belle , arricchiscono, portano alla crescita, allo scambio, e con lo scambio i muri crollano.
Sul finire dell’incontro vi è stato poi un momento di dialogo, dove Matatia è stato protagonista di una breve “intervista” attraverso la quale i ragazzi hanno potuto togliersi dubbi e curiosità sulla storia narrata nel romanzo “I vicini scomodi” o sulla stessa esperienza dell’autore. Roberto ci ha raccontato nel dettaglio di quando gli furono consegnate le lettere di Camelia da quel ragazzo cattolico che lei stessa aveva frequentato prima della deportazione: Mario, il quale le aveva conservate con cura e amore e che decise poi di condividerle con Roberto. Ed è grazie a loro che la storia della famiglia Matatia, storia di amore, forza e coraggio, è arrivata fino a noi ed è stata raccontata e percepita.
Sara Amadori, V A L.S.O.