DANTEDI – le cose di poco conto
Il secondo canto del Purgatorio inizia con Dante e Virgilio che, dopo aver passato l’Inferno, si trovano sulla spiaggia alla base del monte del Purgatorio. Ad un certo punto vedono una luce sul mare che si rivela essere l’angelo nocchiero che, dalla foce del Tevere (invenzione tutta dantesca) porta le anime nel luogo della purificazione. Fra queste anime Dante riconosce un suo amico, Casella, un musico, a cui chiede di cantare. Casella inizia a cantare e…
Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: «Che è ciò, spiriti lenti?
qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto».
Divina commedia, Purgatorio canto 2 (115-123)
Come descritto nel passaggio Dante, Virgilio e le anime si fermano («fissi e attenti») ad ascoltare Casella invece che dirigersi verso il monte del Purgatorio; arriva così il «veglio onesto» (Catone) che le rimprovera esortandole a correre verso il monte per purificarsi dai peccati.
In questo passo le anime si fermano ad ascoltare Casella nonostante ci sia in palio qualcosa di molto più importante cioè la purificazione dei peccati, quasi dimenticandosene («come a nessun toccasse altro la mente»).
Il passo può facilmente essere attualizzato pensando che anche noi a volte ci fermiamo a fare cose di poco conto, quando invece avremmo da fare cose più importanti e forse in questi momenti dovremmo immaginarci un Catone che ci viene ad esortare a non perdere troppo tempo, a non procrastinare e ad affrettarci a fare quello che riteniamo più utile e importante.
Andreatti Stefano IV Liceo Scientifico