Fridays for Future: sono davvero utili?

Poco più di un anno fa la sedicenne Greta Thunberg sedeva con un cartello in mano davanti al Parlamento Svedese. Quel cartello recitava “Skolstrejk för klimatet”: sciopero scolastico per il clima. Nel giro di pochi mesi questa ragazza è diventata un simbolo della lotta al riscaldamento globale e ogni settimana studenti da tutto il mondo si riuniscono nelle piazze per chiedere alle autorità di intervenire sul problema. Come ogni movimento, anche questo ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Questi ultimi portano due principali argomentazioni contro Greta e i suoi seguaci: che sia manovrata dai “poteri forti” e che i suoi discorsi, e quelli di chi la segue, siano pieni di banalità e semplificazioni irreali. Il fatto che i suoi discorsi siano banali non è di certo una sorpresa: essa stessa invita a non ascoltare lei ma chi di competenza, ovvero la comunità scientifica. Bisogna quindi contestualizzare quello che dice ed evitare di prendere come verità assoluta ogni sua parola. Quindi, tornando al titolo, i Fridays for Future sono davvero utili? La risposta è sì, ma con i giusti accorgimenti. Infatti, per quanto grossolana e semplicistica sia stata la comunicazione del problema e delle possibili soluzioni, è innegabile lo straordinario impatto che questi attivisti hanno avuto e continuano ad avere sulla coscienza globale. Pur mancando spesso di concretezza, con i loro discorsi, hanno smosso le coscienze di gran parte della popolazione, che si è messa in opera attraverso piccoli accorgimenti quotidiani (raccolta differenziata, riciclo, risparmio) forse di piccolo impatto pratico, ma di grande significato simbolico, rappresentanti la volontà e la disponibilità a cambiare. Diverse persone mi hanno raccontato di come siano diventate più attente a ciò che consumano e utilizzano dopo aver partecipato a uno di questi scioperi. È però anche importante comprendere che dovremmo,nei prossimi anni, prepararci a mutare i nostri stili di vita, seppur gradualmente.  Per quanto sia necessario e doveroso limitare l’utilizzo di idrocarburi, è anche vero che è praticamente impossibile eliminarli da un giorno all’altro, ma occorre un periodo di transizione in cui vengano costruite le infrastrutture necessarie affinché questo cambiamento sia attuabile. Non bisogna poi dimenticare come, nei prossimi anni, i veri grandi inquinatori saranno i paesi in via di sviluppo come India e Cina, che necessitano di utilizzare petrolio e combustibili fossili per l’avanzare della loro economia, vista la disponibilità e il costo accessibile, rispetto ai paesi più sviluppati, che già ricavano energia dalle fonti rinnovabili. Gli abitanti del terzo mondo, guidati da una logica economica, sono ben contenti di bruciare idrocarburi sacrificando la logica ecologica. I Fridays for Future non risolveranno quindi il problema del riscaldamento globale, ma hanno avuto, e avranno, l’importante compito di risvegliare le coscienze, presupposto essenziale per ogni grande rivoluzione. Chi li critica per la loro inefficacia pratica e la loro superficialità semplicemente non sta considerando il vero fine di questo movimento, ma quello che erroneamente gli viene attribuito, molto spesso, anche da chi vi partecipa. I Fridays for Future, in conclusione, sono utili, essendo portatori di un messaggio rivoluzionario, ma restano soltanto dei messaggeri, in quanto deve essere compito della politica e di ogni cittadino attuare le giuste iniziative volte alla risoluzione del problema.

Edoardo D’Amore, V A L.S.O.

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